Cinquecentoventicinque milioni di euro: è questo il tetto fissato dalla normativa vigente per la redistribuzione del 5xmille. Ma nel 2023 (ultimo dato disponibile, fornito dall'Agenzia delle Entrate che tra qualche settimana invece resoconterà anche sul 2024) gli italiani, tramite le dichiarazioni dei redditi, hanno destinato 28 milioni di euro in più agli enti beneficiari, che però non ne beneficeranno affatto. E tutti questi soldi che rimarranno nelle casse dello Stato. Un'anomalia segnalata, con l'invito a mettere mano urgentemente alla revisione del tetto, da fondazione Terzjus, con il suo Osservatorio di diritto del Terzo Settore presieduto da Luigi Bobba, che poche settimane fa aveva presentato a Roma la quarta edizione del suo report, a dieci anni dalla pubblicazione delle linee guida per una riforma del Terzo settore.
La sintesi della fotografia scattata da Terzjus è questa: gli enti del Terzo settore beneficiari del 5xmille - misura utilizzata da 17,5 milioni di contribuenti - sono più di 58mila, ad
iniziare da quelli della galassia dell'economia sociale, con 54mila tra enti e imprese che danno lavoro ad oltre 1 milione di persone. Una galassia in continua crescita, anche per
quanto riguarda gli enti filantropici e le reti associative, che non può beneficiare di quei 28 milioni di euro che, rimarca Terzjus, quest'anno non saranno erogati. E che vanno ad aggiungersi a tutti quelli che ogni volta lo Stato incamera comunque, perché il tetto viene sì innalzato ogni anno, ma di pochissimo, e non basta; tanto che, dal 2006 al 2023, lo Stato si è tenuto 483 milioni che i cittadini avevano invece destinato al non profit e a varie attività di interesse sociali. Ma ora siamo addirittura a un salto all'indietro fino al 2019, quando la copertura del 5xmille era pari a 500 milioni di euro e le firme dei contribuenti italiani invece avevano destinato ben 533 milioni.
Una soluzione, però, ci sarebbe, e neppure tanto complicata: le senatrici Elena Murelli e Nicoletta Spelgatti e il senatore Paolo Tosato (delgruppo Lega-Salvini premier) il 13 febbraio scorso avevano presentato un ordine del giorno per impegnare il Governo «a disporre l'incremento dell'autorizzazione di spesa destinata al riparto del 5xmille dagli attuali 525 milioni di euro annui a 553 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2025».
I tre senatori ricordano che, in tema di riparto della quota del 5xmille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, è stata prevista un'autorizzazione di spesa di 500 milioni di euro annui per il periodo 2015-2019, di 510 milioni di euro per l'anno 2020,di520 milioni di euro per l'anno 2021 e di 525 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2022, ma che «negli ultimi anni, le risorse generate dalle scelte dei contribuenti sono state ben superiori rispetto a quelle effettivamente autorizzate per legge, nell'ordine di circa 28 milioni di euro, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica», e che quindi quel tetto di 525 milioni va sforato. Nella stessa seduta, la sottosegretaria Giuseppina Castiello, titolare della delega ai rapporti con il Parlamento, aveva espresso parere favorevole, ma da allora non se ne è saputo praticamente più niente. Così come i tempi della politica niente avevano determinato in Legge di bilancio, laddove Fratelli d'Italia aveva presentato un emendamento per chiedere un aumento del tetto da 525 a 575 milioni (ben 50 milioni di euro in più, anche tenuto conto del fatto che l'Agenzia delle Entrate come detto a breve comunicherà i dati del 2024 e tutto lascia ritenere che lo sforamento sia maggiore di questi "famosi" 28 milioni). Emendamento ritirato, salvo poi ripresentarne uno per un innalzamento di almeno 10 milioni che però non è finito neppure tra quelli "segnalati" in sede di Milleproroghe.
Mondo della politica che è rimasto sostanzialmente sordo anche rispetto all'appello, già lanciato nel novembre 2024 da dieci grandi organizzazioni del non profit (ActionAid, Fondazione Airc, Aism/FISM, Emergency, Fai-Fondo per l'Ambiente Italiano, Lega del Filo d'Oro, Medici Senza Frontiere, Save the Children, Fondazione Telethon, Unicef) proprio per chiedere al governo un intervento che eliminasse il tetto della raccolta del5xmille, equiparandolo all'8xmille per il quale non è previsto alcun limite. O almeno di incrementare il finanziamento, tenendo conto della crescita delle scelte dei contribuenti. Ovvero di quei 28 milioni di euro che si tradurrebbero in chissà quante opere sociali.
IGOR TRABONI
da Avvenire di sabato 15-03-2025