«Parità, legge incompiuta. Ma c’è fiducia nella svolta»

Martedi, 18 Feb 2025, 14:18

dalla pagina di Avvenire di oggi, martedì 18 febbraio 2025

 

La Costituzione della Repubblica italiana al quarto comma dell’art. 33 recita: «La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali». La parità scolastica voluta dai costituenti diveniva, 25 anni fa, la Legge n. 62 del 10 marzo 2000 per impulso dell’allora ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer.
Il principio di maggiore rilevanza introdotto dalla Legge 62/2000 è quello secondo cui (art. 1, comma 1), nell’ambito dell’unico sistema nazionale di istruzione, vengono a coesistere tipologie di scuole con caratteristiche fra loro fortemente differenziate, «strumentali, da un lato, a garantire il pluralismo culturale e, dall’altro, a perseguire un comune interesse generale, la formazione dei discenti». Per realizzare in tal modo «la qualificazione di servizio pubblico per l’attività prestata dalla scuola paritaria privata». A distanza ormai di 25 anni dobbiamo lamentare però che la riforma è rimasta parzialmente incompiuta.
Il finanziamento della scuola paritaria, previsto dalla legge, è rimasto per la quasi totalità appeso a erogazioni temporanee annuali soggette alle sensibilità politiche e di bilancio del Governo che alternativamente sta alla guida del Paese per decidere quante risorse dare alla scuola paritaria. Nel campo delle scuole dell’infanzia i numeri in Italia dell’anno scolastico
2023/24 sono stati i seguenti: bambini totali scolarizzati: 1.250.000 circa, di cui 790.000 frequentano le scuole statali, e 435.000 circa le scuole paritarie di cui 335.000 nelle scuole paritarie private (di cui 300.000 nelle scuole FISM 75% delle paritarie infanzia) e 100.000 nelle scuole paritarie comunali.
Pertanto, le scuole paritarie private scolarizzano circa il 30% di tutti i bambini in fascia 3-6 anni. A fronte dei 435.000 bambini che frequentano le scuole paritarie private e comunali lo Stato eroga un contributo di 370 milioni circa di € annui che corrispondono ad 850 euro a bambino (esclusi contributi per la disabilità).
Dai dati Ocse il costo di un bambino alla scuola dell’infanzia statale è pari a 6.737 euro. Otto volte in più dei contributi a bambino ricevuto per le scuole paritarie dell’infanzia.

A livello italiano, se tutte le scuole d’infanzia paritarie chiudessero e i bambini dovessero essere scolarizzati dallo Stato, si avrebbe un costo annuo di circa 3 miliardi di euro contro i 370 milioni annui di contributi oggi erogati. Questo solo nella fascia 3-6 anni perché, se consideriamo anche la fascia 6-18 anni delle altre scuole paritarie, il maggiore costo per lo Stato si aggirerebbe complessivamente ad oltre 5 miliardi di euro l’anno. E non dimentichiamo le strutture, gli immobili e gli arredi delle oltre 10.000 scuole paritarie che lo Stato
dovrebbe costruire con dei costi stimati attorno ai 40 miliardi.
Occorre attivarsi e con la massima urgenza – anche l’anno scorso oltre 200 scuole infanzia sono state chiuse – affinché sia garantita la gratuità per la frequenza alle scuole d’infanzia
paritarie, così come attualmente previsto per l’offerta in capo alle scuole d’infanzia statali. Attraverso la determinazione del costo standard, lo Stato deve garantire il rimborso dei costi alle scuole paritarie anche attraverso la stipula di convenzioni tra il Ministero e le scuole paritarie dell’infanzia.
Ricordo infine che quelle FISM sono tutte non profit e molte ormai iscritte al Runts, il Registro del Terzo Settore. Spiace prendere atto dei ripetuti comunicati stampa di una parte delle organizzazioni sindacali che espressamente si pone contro la scuola paritaria privata, mettendo in una posizione di subordine i lavoratori delle nostre scuole (nell’infanzia sono circa 40.000) che hanno pari diritti e dignità di quelli delle statali.
Altro problema irrisolto è quello che, a causa del numero chiuso presso le Università per i corsi di laurea di scienze della formazione primaria, non si trova nemmeno personale con i titoli per sostituire quelle dipendenti che nei concorsi passano allo Stato.
Ciononostante, le nostre scuole hanno livelli di prestazioni molto elevati, frutto di formazione continua delle insegnanti e delle educatrici, di sperimentazioni nella didattica e di una rete di coordinamenti pedagogici di elevata qualità. Quanto ha preceduto riassume alcuni degli aspetti ancora non attuati dalla Legge 62/2000 e siamo fiduciosi che l’interlocuzione con le parti politiche e del Governo sia nella prospettiva di risolvere le criticità fino ad ora lamentate.
Ce lo auguriamo!
Non dobbiamo dimenticare che la scuola è luogo di incontro nel cammino della vita. Come scrive il Papa, noi abbiamo bisogno di questa cultura dell’incontro per conoscerci, per amarci e per camminare insieme. A scuola i bambini incontrano persone diverse dai propri famigliari, per età, per sesso, per cultura, per origine, per capacità.
Per educare un bambino ci vuole un villaggio, dice il Papa, e le scuole paritarie fanno parte di questo villaggio.

LUCA IEMMI
Presidente nazionale FISM

 

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